Terrorismo, falso messaggio audio su WhatsApp: non uscire di casa

Una donna e la figlia, coinvolte nella telefonata diventata virale su WhatsApp nella quale si paventava il rischio di un imminente attentato a Roma, si sono presentate spontaneamente venerdì sera, intorno alle 22, negli uffici della Polizia Postale di viale Trastevere, per chiarire la vicenda che, secondo lo stesso premier Matteo Renzi, poteva qualificarsi come
"procurato allarme". La donna ha riferito che ieri sera era al telefono con un'amica della figlia e, per convincere entrambe a non uscire di casa, ha inventato la storia dell'imminente attentato e il suo contatto con una persona inesistente che - aveva detto, per dar credito alle sue informazioni - lavorava al Ministero dell'Interno. Quella telefonata, all'insaputa della donna, è stata registrata e poi inoltrata, probabilmente dalla figlia o dall'amica di quest'ultima, ad altri contatti WhatsApp, fino a diventare virale. Questa mattina, la ragazza, che ha frequentato a scuola un corso "vita da social" promosso dalla Polizia di Stato, ha visitato la pagina Facebook in cui la stessa polizia qualificava i contenuti della registrazione come "una bufala" e si è spaventata. Ne ha parlato con la madre, che era all'oscuro di tutto. La donna - saputo a sua volta che la Polizia Postale era al lavoro per identificare i protagonisti della telefonata - ha deciso di presentarsi spontaneamente, con la figlia, negli uffici di polizia per chiarire la vicenda. Le loro deposizioni sono state raccolte in verbali che saranno trasmessi all'autorità giudiziaria.


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